Alessandra Stallone

I cromatismi di Roccotelli guardano soprattutto effetti lirici, egli sa suscitare momenti lunari e solari, fervidi squarci di bellezza capaci di innalzare la pittura a evocare di un viaggio mentale nelle sensazioni e nei profumi di una terra indimenticabile. Gli elementi che egli porta alla ribalta delle sue composizioni sono armonici e insieme primordiali; il mistero della natura che lo ha catturato si traduce in visione e quindi in trasfusione, per chi osserva, dallo stesso incantamento.

Narratore di sequenze simboliche, ogni suo quadro scandisce segnali cromatici e tonali solenni, tagli di ricomposizioni di un itinerario figurale concretizzato attraverso lo slittamento di sagome pittoriche quasi veristiche. Ma in essi consiste soprattutto la rivelazione del desiderio dell’artista di fare del proprio lavoro la testimonianza di una tensione partecipativa, di una identificazione amorosa. Questa natura inondata di colore gioca una sorta di sfida col silenzio,  modulandosi in ritmi che hanno l’andatura di una partitura musicale.

Non c’è tanto la presenza di un paesaggio, quanto la restituzione, in una chiave primitiva – e persino cruda a causa della fermezza del tracciato – di un sentimento dove la definizione è scomposta in un ordito complesso fatto di tessere e momenti visivi riconoscibili se isolati, ma funzionali ad una visione corale complessivamente compatta. In  questo senso, non può che essere arbitraria una decodificazione frammentata sul singolo particolare, perché si corre il rischio di perdere la preziosità dell’impaginato. Con una cifra interpretativa del tutto personale,  Roccotelli propone una natura pulsante di vibrazioni dionisiache, ma anche una antica e insostituibile lezione di saggezza, per chi ha smarrito la capacità di percepirsi in sintonia con il creato.

Vittorio Sgarbi

Da “I Giudizi di Sgarbi – 99 artisti” Ed. Mondadori